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domenica 30 settembre 2018 Montasio - Via Dogna

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Ingrandisci immagine Luigi Amedeo di Savoia, il Duca degli Abruzzi
martedì 10 luglio 2012 Indossare la divisa di ufficiale della Marina Militare ed essere uno dei più grandi alpinisti ed esploratori italiani. Bizzarra contraddizione o perfetta comunione di sensi? E’ quest’ultima l’ipotesi che preferisco, e non potrebbe essere diversamente per chi, come me, indossa la stessa divisa ed è animato dalla stessa passione per la montagna. Il Duca degli Abruzzi seppe tesaurizzare questi due pilastri della sua esistenza, vivendoli con amore, perseveranza e spirito di sacrificio. Luigi Amedeo di Savoia, terzogenito di Amedeo d’Aosta e nipote di Vittorio Emanuele II, nacque nel 1873 ed il mare e la montagna sarebbero presto entrati nella sua infanzia. A soli sei anni venne arruolato nella Regia Marina come mozzo, avviato così alla carriera militare come conveniva ad un principe di casa Savoia. Al contempo Luigi trascorreva le sue vacanze estive in montagna, dove venne iniziato alla pratica dell’alpinismo dal frate barnabita Francesco Denza, educatore del giovane Savoia. Nel 1884 divenne allievo della prima classe della Regia Accademia Navale di Livorno per essere promosso ufficiale cinque anni più tardi. Dopo aver perso la madre a soli tre anni, appena diciassettenne perse anche il papà. Il dolore inflittogli dalla sorte segnò, probabilmente il suo carattere, rendendolo persona taciturna, concreta ed in grado di guardare negli occhi le difficoltà della vita. Intanto Luigi di Savoia cresceva e maturava anche come alpinista. Nel periodo compreso tra il 1892 ed il 1894 egli si rese protagonista di importanti ascese nei massicci del Gran Paradiso e del Monte Bianco, fedelmente accompagnato dalle sue predilette guide valdostane che sarebbero state con lui anche nelle future spedizioni extra europee. L’impresa più bella di quel periodo fu, certamente, la salita al Cervino per la cresta di Zmutt insieme al famoso alpinista inglese Mummery. Intanto la vita da ufficiale della marina militare faceva germogliare in lui lo spirito dell’esploratore. Nel 1893, a bordo di nave Volturno, egli ebbe il suo primo contatto con la terra somala mentre, un anno più tardi, egli prenderà parte, sul Cristoforo Colombo, alla circumnavigazione del globo che durerà ventisei mesi. A poco più di vent’anni Luigi Amedeo di Savoia aveva maturato un bagaglio di esperienze che si dimostrerà fondamentale per il successo delle imprese che, di li a poco, avrebbe compiuto. La tempra dell’alpinista si fondeva con il navigatore e l’attento pianificatore militare. L’uomo schivo, segnato dalla sorte, si accostava all’uomo abituato a dividere con i proprio compagni, le difficoltà di una scalata o di una dura navigazione. Il Duca degli Abruzzi era tutto questo, gentiluomo schivo e tenace e, al contempo, persona di grande dignità e rettitudine. Uomo saldo nei principi e determinato nell’azione. Con queste premesse, nel 1897, Luigi di Savoia compì la prima grande impresa dal risalto internazionale. E’ l‘ascensione all’inviolata cima del Monte Sant’Elia, in Alaska, imponente vetta glaciale di 5489 metri d’altitudine. L’anno seguente fu molto propizio dal punto di vista alpinistico. Egli compì infatti le prime ascensioni sulla Punta Margherita e Punta Elena alle Grand Jorasses e sull’aiguille Petigax. Tra il 1899 ed il 1900 il Duca degli Abruzzi pianificò e condusse una spedizione per la conquista del Polo Nord. A bordo della nave Stella Polare la spedizione raggiunse la baia di Teplitz, per proseguire di lì con le slitte trainate dai cani verso la meta polare. A causa di un incidente durante una ricognizione che gli procurò l’amputazione delle prime due falangi di due dita, il Duca non poté prendere parte alla corsa finale verso il polo ed affidò il comando al fidato Umberto Cagni. L’obiettivo fu mancato ma venne raggiunta la latitudine di 86° 34’ Nord, un record ineguagliato fino ad allora. Negli anni seguenti la spedizione polare gli impegni militari lo occuparono notevolmente. Nel 1902, comandante dell’incrociatore “Liguria”, il Duca degli Abruzzi inizierà la sua seconda circumnavigazione del globo che si protrarrà per oltre due anni. Il 1906 è un altro anno fondamentale nella vita del marinaio e dell’alpinista. Venne nominato, infatti, Capitano di Vascello e condusse una spedizione nel massiccio del Ruwenzori, che si erge maestoso sulla foresta pluviale congolese a ovest del Lago Vittoria. In tale occasione vennero salite le principali cime dei “Monti della Luna”e disegnate le mappe dell’intero massiccio. Ormai alpinista ed esploratore maturo, il Duca degli Abruzzi, nel 1909, guidò una spedizione nel Karakorum volta alla conquista del K2 ed all’esplorazione di quella remota regione. Certamente poi un sentimento speciale doveva animare il Duca visto che l’amico Mummery, con cui aveva salito il Cervino, aveva perso la vita durante un tentativo di salita sul Nanga Parbat. I tempi per la conquista del K2 non erano ancora maturi. La seconda montagna del pianeta sarebbe stata scalata solo nel 1954, da un’altra spedizione italiana, ma quella di Luigi di Savoia consentì un’esplorazione sistematica della regione, la salita allo Sperone Abruzzi ed il raggiungimento del record di quota di 7498 sul Chogolisa. Tutte le spedizioni che lo videro protagonista avevano in comune alcuni caratteri distintivi. Erano pianificate e condotte con una meticolosa cura dei dettagli da parte del Duca che ebbe, inoltre, il merito di affidarsi alla pregevole documentazione fotografica di Vittorio Sella ed alle dettagliate relazioni di Filippo De Filippi. Padroneggiando, inoltre, l’inglese, egli poté tenere conferenze anche all’estero, facendosi apprezzare anche al di fuori dei confini nazionali. Il 1909, anno in cui venne nominato Contrammiraglio, diede il via all’ultima parte della carriera militare di Luigi di Savoia che lo porterà, nel 1914, a diventare il Comandante in Capo dell’Armata Navale Italiana e, l’anno seguente, con l’entrata in guerra dell’Italia, Comandante in Capo delle Forze Navali Alleate. In tale ambito il Duca degli Abruzzi dimostrò tutto il suo valore ma anche la propria insofferenza all’ipocrisia ed ai bassi compromessi dei giochi di potere. Quando si rese conto che la propria linea d’azione non era più condivisa dalle alte sfere lui, puro idealista, preferì di ritirarsi a vita privata piuttosto che mancare di fedeltà ai propri principi. Così ha inizio l’ultima avventura del Duca degli Abruzzi. Nel 1920 fondò la Società Agricola Italo-Somala (SAIS), avviando e portando a compimento in Somalia, nel giro di pochi anni, un innovativo ed imponente progetto di produzione agricola con il pieno coinvolgimento delle popolazioni locali. Nel 1928, proprio in quelle remote terre, il Duca degli Abruzzi condusse la sua ultima grande impresa. Egli guidò, infatti, una spedizione che, risalendone il corso, individuò le sorgenti del fiume Uebi Shebeli. Di li a poco tempo l’avventurosa esistenza del Duca degli Abruzzi avrebbe visto il suo tramonto. Il 18 marzo 1933, ormai debilitato da un male incurabile, Luigi Amedeo di Savoia si spense in Somalia nel villaggio che portava il suo nome. Se ne andava così un nobile eroe che ha condotto la sua intera vita all’insegna della responsabilità, della coerenza e di quello spirito d’avventura mosso dalla sincera ammirazione verso la grandezza della natura.



 
Ingrandisci immagine Gli antichi attrezzi del falegname
domenica 19 settembre 2010 Il progetto si pone l’obiettivo di ripristinare e valorizzare una serie di antichi attrezzi da falegname. In questo riprende un’intuizione già avuta da mio papà che ebbe la sensibilità di preservare quel prezioso bagaglio di cultura artigiana. Alcuni attrezzi furono da lui stesso esposti nella sua bottega, altri vennero gelosamente conservati. La collezione si compone di 43 pezzi. Gli attrezzi sono stati ripuliti e catalogati. Nella didascalia è indicato il nome in italiano ed in dialetto crichese. L’itinerario di visita, attraverso la galleria fotografica, è stato organizzato dividendo gli attrezzi per aree tematiche: l’estrazione dai boschi ed il lavoro in bottega. Questo consentirà di vivere il viaggio del legname dal bosco alla bottega del falegname, immaginando le mani di chi, quegli attrezzi, li ha adoperati, conservati e tramandati.

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